Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.

Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.

28 giugno 2012

PREMIO LANGER ALLE DONNE TUNISINE

Domani a Bolzano verrà consegnato il Premio Langer all'ASSOCIATION DES FEMMES DEMOCRATES TUNISIENNES, la prima associazione femminista indipendente a lavorare sui temi dell'uguaglianza e della cittadinanza, contro ogni forma di violenza e discriminazione verso le donne.
Ha detto Ahlem Belhadj, presidente di AFDT:
"A più di un anno dalla rivoluzione ci sono allo stesso tempo aspirazioni, problemi e timori... c'è un processo rivoluzionario, un bel po' di conquiste, molte minacce, la mobilitazione attiva delle donne e dei cittadini tunisini, in generale dobbiamo mantenere alto tutto il nostro ottimismo".
Auguri e un abbraccio solidale a queste donne coraggiose!


14 giugno 2012


Il coraggio della nonviolenza
dei giovani Palestinesi

mercoledì 20 giugno alle 18.30

presso la Festa di Sinistra Ecologia Libertà

(Parco Fistomba, via Ognissanti)

INCONTRO CON

ISSA AMRA

Palestinese, leader del movimento Youth Against settlement di Hebron e Open Shuada Street, molto attivo nella zona della città vecchia di Hebron sotto controllo israeliano ed occupata da 400 coloni che tengono in ostaggio 120.000 cittadini di Hebron.
Issa fa anche parte del Coordinamento dei Comitati popolari per la resistenza nonviolenta palestinese. 




Interverrà Luisa Morgantini

dell’Associazione per la Pace  e già Vicepresidente del Parlamento Europeo 

L’iniziativa è promossa da:
Al-Quds, Agronomi e Forestali senza frontiere, ARCI, Associazione Cooperazione e Solidarietà, Associazione Intenderci, Associazione per la Pace di Padova, Comunità Palestinese del Veneto, Donne in Nero, Perilmondo Onlus. 

Lo scontro violento non è l’unica forma possibile di dissenso e lo dimostra chi, in Palestina, per esistere ha scelto e pratica da anni forme di resistenza nonviolenta all’occupazione militare israeliana e alle continue violazioni dei diritti umani, sociali e politici messe in atto dal governo israeliano.

11 giugno 2012

Usciamo dalla guerra in afghanistan

A sostegno della necessità di uscire dal conflitto afghano sono usciti di recente(segnalazione del Manifesto) alcuni libri che riconoscono la sconfitta militare e politica delle forze ISAF,da un lato perchè le guerre odierne non si vincono e non si perdono e dall'altro perchè sul versante politico non si è fatto niente. Inoltre attraverso il ruolo della legge o della sicurezza passa un'idea universalistica di società che impone il modello occidentale di società.
Libri : F. Gentilini "Libero a Kabul"  Editori Internazionali Riuniti, 
           P. De Carli "Afghanistan nella tempesta. La farsa della ricostruzione" Albatros, Il filo,
           A. De Lauri "Afghanistan. Ricostruzione,ingiustizia,diritti umani" Mondadori, università.

Pace in Colombia

Mercoledì 13 giugno molte associazioni della società civile manifesteranno a Bogotà per la pace e l'uscita dal conflitto armato

07 giugno 2012

Violenza in Colombia: dal mensile on line di emergency

Colombia, migliaia di donne in piazza per dire basta alla violenza di genere

4 giugno 2012versione stampabile
Migliaia di donne si sono riunite ieri nel Parco nazionale di Bogotà per gridare il loro “¡Nunca más!”, “Mai più!” alla violenza sulla donne. Una manifestazione spontanea nata nel medesimo luogo dove Rosa Elvira Cely – picchiata, violentata e impalata – ha gridato chiedendo aiuto senza che nessuno la sentisse.
Cely, 35 anni, è stata violentata ripetutamente e picchiata nella serata di giovedì 24 maggio in pieno centro cittadino. È quindi stata abbandonata sul bordo della stradina che passa per il parco. È morta quattro giorni dopo in ospedale.
E in un paese purtroppo non estraneo a simili episodi, ci sono alcuni dettagli che hanno provocato un’ondata di sdegno senza precedenti: la crudeltà dei suoi assalitori, il troppo tempo impiegato dai mezzi di soccorso per trovarla, dopo che lei stessa era riuscita a chiamarla e la decisione inspiegabile di non portarla all’ospedale più vicino. “L’orrendo crimine commesso contro Rosa Elvira è il sunto dei molteplici crimini che si commettono in questo paese contro le donne”, ha commentato alla Bbc Mundo Olga Amparo Sánchez, dell’associazione Casa de la Mujer. “Nel Tumaco, regione del Pacifico, in questo momento l’impalamento lo usano i paramilitari. È una pratica usata dai paracos in molte zone del paese. Ogni giorno ci sono casi tanto aberranti come questo. Donne squartate lasciate nei campi o gettate nei fiumi”.
“Gli orrendi crimini commessi contro Rosa Elvira – ha concluso Amparo Sánchez – deve far aprire una discussione molto seria in Colombia. Bisogna capire se la società colombiana sia o meno interessata a proteggere la vita delle donne, considerandole titolari di diritti”.
La manifestazione di ieri, che è intanto già stata programmata in molte altre città, è intanto un primo passo. L’importante è che tanta indignazione non svanisca prima di aver ottenuto cambiamenti seri e importanti, come spesso succede in un paese come la Colombia, assuefatto alla violenza. “La gente si indigna – ha ribadito la presidente della Casa delle Donne – ma poi non succede mai niente”.

1000 PENSIERI CONTRO LA GUERRA: C'E' LA CRISI MA...


IL RAPPORTO SIPRI - PRIMI GLI USA, POI LA UE E LA CINA
Spese militari da record, 1.740 miliardi per le armi
SERGIO ANDREIS – Il Manifesto, 2.6.2012

Nuovo primato per gli stanziamenti, più 0,3% nel mondo.
Cinquemila testate nucleari già spiegate.



La spesa militare globale nel 2011, secondo i dati resi noti lo scorso 17 aprile dal Sipri, ha continuato ad aumentare: dello 0,3% in termini reali rispetto al 2010, raggiungendo i 1.740 miliardi di dollari. Il totale era di 1.630 miliardi nel 2010 con gli aumenti più consistenti registrati per quell'anno in Sud America (5,8%) e Africa (5,2%), mentre in Asia e Oceania l'incremento era stato dell'1,4%. L'Europa aveva registrato un calo del 2,8% ma resta, dopo il Nord America, la regione che spende di più. Nel 2011 le diminuzioni registrate negli USA, nella UE, in America Latina e in India sono state compensate dai forti aumenti di Russia (+9,3%) e Cina (+6,7%).
I primi 10 paesi per spesa militare nel 2010 raggiungono il 75% del totale, con i soli Stati Uniti al 43%, molto avanti rispetto alla Cina, al secondo posto. Ma se si considera la UE, già la somma di Regno Unito, Francia, Germania e Italia è superiore al dato cinese. La quota del pil varia dall'1,0% del Giappone al 10,4% dell'Arabia Saudita, con 3 dei 10 paesi che spendono di più - Russia, Arabia Saudita e Stati Uniti - che hanno superato la media globale del 2,6%.
Il Sipri nota che «nonostante la crisi finanziaria del 2008 e la successiva recessione globale, i produttori e le imprese che forniscono servizi militari hanno continuato a incrementare le vendite di armi. L'attività di acquisizione ha conosciuto una generale ripresa, anche da parte di paesi non-Ocse». Da alcuni anni l'istituto svedese propone il Sipri Top 100, che ordina le maggiori imprese produttrici (esclusa la Cina) in base al volume delle vendite di armi. I dati più recenti si riferiscono al 2010: le vendite totali delle Sipri Top 100 sono ancora aumentate raggiungendo i 411,1 miliardi di dollari (più 60& in termini reali dal 2002) e l'industria mondiale delle armi continua ad essere fortemente accentrata, con le prime 10 industrie che coprono il 56% delle vendite totali di armi.
Sul versante del commercio internazionale di armi: i trasferimenti di armamenti convenzionali cosiddetti maggiori - per distinguerli dalle armi leggere - nel periodo 2006-2010 sono aumentati del 24% rispetto al periodo 2001-2005, confermando la tendenza alla crescita. Stati Uniti e Russia sono i principali esportatori (53% del volume totale), la maggiore regione di destinazione è stata l'Asia-Oceania (43%), seguita dall'Europa (21%) e dal Medio Oriente (17%). Fra gli stati, l'India si colloca al primo posto nel periodo 2006-2010, la Cina seconda. Infine le testate nucleari: al gennaio 2011 8 stati - USA, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan e Israele - sono in possesso di più di 20.500 armi nucleari, tra quelle operative, le riserve, quelle in condizione di stoccaggio (attivo o meno) e quelle ancora intatte ma destinate allo smantellamento. Su questo totale, più di 5.000 armi nucleari sono dispiegate e pronte all'uso.

06 giugno 2012

1000 PENSIERI CONTRO L'OCCUPAZIONE DELLA PALESTINA


45 ANNI DALL'INIZIO DELL'OCCUPAZIONE ISRAELIANA DEI TERRITORI PALESTINESI:  discorso di Judith Warschawski, delle Donne in Nero di Gerusalemme, durante la cerimonia alternativa “Accensione di torce” organizzata da Yesh Gvul per celebrare la Giornata dell’Indipendenza israeliana 2012.

Io, Judith Warschawski, figlia del Rabbino Max Warschawski, possa egli riposare in pace, e di Miri Warschawski, sono fiera di accendere questa torcia a nome delle Donne in Nero, e di onorare i miei genitori dando continuità alla tradizione e all’educazione che ho imparato in casa mia. Dai miei genitori ho appreso la dedizione ad una causa, la ricerca della giustizia e dell’uguaglianza di diritti, e la necessità fondamentale di agire per ciò in cui credo - di lottare contro il male e cambiare la realtà attorno a noi.
Per 24 anni, una settimana dopo l’altra, un venerdì dopo l’altro, noi donne ci troviamo in nero in una piazza al centro di Gerusalemme, tenendo in alto una mano nera su cui compare un solo messaggio: “Mettete fine all’occupazione”. Noi chiamiamo quel luogo “piazza Hagar”, in memoria di una di noi, una donna che ha ideato e fondato il nostro movimento. Abbiamo cominciato con un piccolo numero di donne che hanno deciso di scendere in strada e di brandire una mano, come una bandiera nera di avvertimento che dichiarava: No! Basta con un’occupazione senza fine che porta devastazione a tutto. La mano nera che lancia con forza la verità e la diffidenza contro il marchio di Caino dell’occupazione che è posto sulla fronte di ciascuno di noi.
Il messaggio è semplice e generale e anche universale. E’ speciale e significativo perché è lanciato da una vigil di donne e ancorato in una lunga tradizione di lotte di donne nel mondo - di donne che si riuniscono per manifestare contro le ingiustizie insopportabili dei loro paesi, di lotte che sono diverse per ciascuna. Ci siamo nutrite della tradizione delle donne - le nonne  e le madri - di Piazza di Maggio in Argentina, e con la nostra lotta abbiamo lasciato in eredità una nuova tradizione, che si è diffusa nel mondo, di vigil di donne che manifestano regolarmente in molte città, vestite di nero per identificarsi con noi, contro le ingiustizie del luogo in cui vivono.
La costanza, la continuità è la nostra qualità principale. Abbiamo cominciato prima del 1988 - così difficile da credere! - 24 anni fa, all’inizio della prima Intifada e da allora siamo lì. Malgrado le reazioni ostili, i fischi, i commenti sessisti, i tentativi di donne di destra di occupare la piazza Hagar, noi abbiamo perseverato. Siamo diventate parte del paesaggio. E anche se non abbiamo sempre cambiato la situazione politica, io credo che il richiamo settimanale regolare sia in se stesso un compimento. Siamo state centinaia, siamo state solo alcune, siamo state decine, siamo state solamente donne israeliane, abbiamo anche manifestato con delle internazionali, ma soprattutto - noi eravamo là. Noi eravamo e siamo una fortezza che non si può abbandonare! Finché siamo presenti sulla piazza, portiamo una promessa di cambiamento. Questa minuscola fiammella di moralità, che insiste ad illuminare la vasta oscurità, mostrando che le cose possono essere diverse, che c’è qualcuno che non può essere ridotto al silenzio e non si lascerà intimidire.


24 anni, è molto! Abbiamo celebrato il 99° compleanno di una del nostro gruppo, una giovane è diventata madre, e molte donne sono morte dopo aver portato luce alla piazza. Io ho già manifestato su questa piazza con tre generazioni - con mia madre e mia figlia - e spero e prego di non dover manifestare anche con le mie nipotine, ma che presto noi non conosceremo più guerra né occupazione.
Abbiamo da poco celebrato le feste di Pasqua - la festa di liberazione che ci ricorda il detto di Karl Marx: una nazione che ne opprime un’altra non può essere libera.
E oggi, alla vigilia della Giornata dell’Indipendenza di Israele, mentre vediamo ogni giorno calpestati i valori eterni di giustizia, solidarietà, uguaglianza, indipendenza e pace e assistiamo all’erosione continua della democrazia, io sono riconoscente, a mio nome e a nome delle Donne in Nero, per l’esistenza di questa cerimonia alternativa, che perpetua questi valori contrapponendosi alle celebrazioni vuote e ai fuochi artificiali. Grazie a questa cerimonia, e alle mie sorelle della vigil, io sono in grado di sopportare un’altra Giornata dell’Indipendenza, e sopravvivere un anno dopo l’altro, e soprattutto conservare la speranza: Mettete fine all’occupazione!

02 giugno 2012

MILLE PENSIERI IN PIAZZA IL 2 GIUGNO A PADOVA


BUONA FESTA DELLA REPUBBLICA, QUELLA FONDATA SUL LAVORO E IL RIPUDIO DELLA GUERRA




2 GIUGNO : perché siamo qui

Il 2 giugno è la festa della Repubblica, ovvero della “res publica”, di ciò che a tutte e tutti appartiene. Una festa ormai da anni espropriata alle donne e agli uomini di questo Paese e trasformata in parata militare, come se questo fosse l’unico modo di rappresentare la Repubblica.

Ma la Repubblica siamo noi:

le donne e gli uomini che nella propria quotidianità ed in ogni territorio lottano per riappropriarsi dei beni comuni, per un welfare universale e servizi pubblici di qualità, per la dignità del lavoro e la fine della precarietà, per il diritto alla salute e all’abitare, per l’istruzione, per una politica di pace.

SIAMO SEMPRE STATE CONTRO LE PARATE MILITARI E, SOPRATTUTTO, CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DEI TERRITORI, DELLE NOSTRE VITE, DELLE NOSTRE MENTI, CONTRO LA GUERRA E LA VIOLENZA. 
OGGI LO SIAMO PIU' CHE MAI: NON SOLO PER LO SPRECO DI DENARO IN TEMPO DI CRISI, MA ANCHE PER RISPETTO DEL DOLORE E DELLA SOFFERENZA DI CHI E' COLPITO DAL TERREMOTO. 
LA FESTA DELLA REPUBBLICA DOVREBBE ESSERE ANCHE LA FESTA DELLA SOLIDARIETA' ATTIVA TRA TUTTE LE CITTADINE E I CITTADINI. 


SIAMO IN PIAZZA

per dire che vogliamo un 2 GIUGNO DIVERSO, smilitarizzato,  in cui fare festa come cittadine e cittadini di:

-       un paese diverso, accogliente, fondato sul rispetto, l’ascolto e il riconoscimento reciproco tra uomini e donne, tra native/i e migranti, tra “noi” e “gli altri”;
-       un paese in cui i/le giovani possano avere un futuro e le persone anziane una vita dignitosa e serena;
-       un paese in cui i beni comuni - aria, acqua, terra, energia, il patrimonio storico, artistico e culturale, l'ambiente naturale, il paesaggio
- restino fuori dalla logica di mercato;
-       un paese che sappia affrontare i conflitti, interni e internazionali, senza ricorrere all’uso della forza;
-       un paese che investa non nelle armi e nella guerra, ma nella cultura, la scuola, la salute, l’occupazione.

Donne in Nero di Padova   
                                                                      

01 giugno 2012

1000 PENSIERI PER LA PACE : CARO PRESIDENTE...


Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Rispondendo ai tanti cittadini e cittadine che da tempo chiedono la soppressione della parata militare del 2 giugno – richiesta tanto più forte oggi che il nostro paese è devastato dal terremoto – Ella ne ha ribadito l’opportunità e la valenza simbolica irrinunciabili.
La sua dichiarazione ci ha deluso e amareggiato perché, quando celebriamo la Festa della Repubblica, festeggiamo le origini della nostra Costituzione repubblicana che all’articolo 11 ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Perché allora dovremmo celebrare il 2 giugno con le parate militari, la sfilata delle armi, la mostra degli ordigni bellici? I militari celebrano già la loro festa il 4 novembre. La parata militare in occasione della Festa della Repubblica non è che una vacua esibizione di forza, imprime un marchio militarista e nazionalista su una Repubblica che ripudia la guerra e svuota di senso i valori fondativi della Costituzione.
Siamo sempre state/i contro le parate militari e, soprattutto contro la militarizzazione dei territori, delle nostre vite, delle nostre menti, contro la guerra e la violenza.
Oggi lo siamo più che mai, non solo per lo spreco di denaro in tempo di crisi, ma anche per rispetto del dolore e della sofferenza di chi è colpito dal terremoto.
La festa della Repubblica dovrebbe essere anche la festa della solidarietà attiva tra tutte le cittadine e i cittadini. Mantenendo la parata militare si è persa un'occasione per ridare a tutte e a tutti - e in particolare a chi oggi è stato duramente colpito - il senso di una comunità e di istituzioni responsabili, sensibili e vicine.

Donne in Nero di Padova

SCRIVIAMO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA QUESTA O UN'ALTRA LETTERA PER ESPRIMERGLI  LA NOSTRA AMAREZZA E LA NOSTRA DELUSIONE PER LA DECISIONE DI FARE A TUTTI I COSTI  LA PARATA MILITARE.
presidenza.repubblica@quirinale
Presidente della Repubblica - Piazzale del Quirinale - 00187 Roma